Home » Blog » Come arredare casa: idee e consigli » Marmo Portoro: il marmo nero e oro italiano di Portovenere
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Il marmo Portoro, o di Portovenere, è una pregiata varietà di marmo italiana proveniente dal bellissimo Golfo dei Poeti, nella provincia ligure di La Spezia, ed è uno dei più belli tra i marmi policromi. È una pregiatissima pietra italiana di colore nero intenso e brillante con venature dorate che vanno dal giallo intenso al color miele. La particolarità del suo aspetto lo rende un marmo unico, insostituibile come materiale ornamentale.
Non esiste una pietra simile, altrettanto caratteristica e così lussuosamente sofisticata. Il Portoro è una vera e propria opera d’arte della natura, davanti alla quale è facile incantarsi.
La composizione geologica del Portoro è calcarea e la sua struttura è di tipo microcristallino. Il colore nero ne rivela la sua origine marina, ricca di sostanza organica, responsabile della colorazione scura ma anche delle venature dorate, derivanti dall’ossidazione dello stesso materiale organico. Contribuisce alla particolarità del marmo Portoro anche la struttura microcristallina che lo classifica tra i saccaroidi e gli conferisce compattezza.
L’aspetto della sua texture è un nero profondo e intenso, quasi vellutato, apprezzabile particolarmente nelle lastre lucidate, su cui sembra che vi abbiano colato oro da un bicchiere. Venature, striature, chiazze e ombre sono in realtà il risultato della presenza di pirite e di sostanze ocraceo-limonitiche.
Sul mercato di settore il Portoro è considerato adatto ad essere impiegato in molteplici occasioni: per applicazioni artistiche, colonne, interni di chiese e palazzi, rivestimenti, pavimentazioni e piani di mobili. Preferito nelle finitura lucida, che lo rende più elegante, viene impiegato soprattutto in residenze di lusso, alberghi prestigiosi e ville lussuose, vista la particolarità delle sue venature e il costo elevato. Molto utilizzato negli intarsi, per il contrasto che si crea con l’accostamento di marmi chiari.
In base all’intensità dei colori, sia quello scuro di fondo, sia quello delle venature, il marmo Nero Portoro presenta diverse varianti qualitative. Andando dal tetto al letto distinguiamo cinque tipologie che, in linea di massima, corrispondono ai cinque strati principali:
La varietà più preziosa è la tipologia in cui le venature gialle sono più presenti, ma anche le altre varietà, con venature e macchie tendenzialmente bianche o comunque meno intense, hanno una loro richiesta, perché pur essendo meno pregiate, hanno caratteristiche di resistenza spesso superiori a quelle del materiale di prima qualità.
Attraverso l’osservazione della venatura, il Portoro viene suddiviso ulteriormente in due gruppi: a macchia fina, con venature più spesse; a macchia larga, con venature molto sottili.
Dal punto di vista commerciale, le differenti varietà di Portoro assumono le seguenti denominazioni:
Gli affioramenti di Portoro che vengono sfruttati per l’estrazione sono presenti esclusivamente nella provincia de La Spezia e si estendono in particolare dall’isola del Tinetto, del Tino e delle Palmaria verso Portovenere. Queste sono aree delicate dal punto di vista paesaggistico e naturalistico pertanto la coltivazione delle cave viene effettuata con particolari attenzioni.
Il numero attuale delle cave è molto limitato rispetto al secolo scorso e i blocchi vengono ricavati all’interno di grandi camere la cui volta è sostenuta da pilastri per evitare l’impatto paesaggistico.
Sul sito web dell’Istituto Luce è presente un breve video sull’attività estrattiva delle cave di Portoro nel 1932. Altri affioramenti di Portoro sono presenti anche in Toscana nel complesso delle Alpi Apuane e Umbria, sebbene non presentino i tratti caratteristici del Portoro estratto in Liguria.
Non conosciamo l’esatta data di inizio dello sfruttamento dei giacimenti di marmo Portoro, ma si presume già all’epoca romana. Inizialmente venivano staccati piccoli blocchi di pietra soprattutto per essere impiegati nella costruzione di abitazioni per poi lasciare gradualmente il posto ad uno sfruttamento sempre maggiore del prodotto e a un utilizzo sempre più abbondante.
Anche l’importanza degli edifici adornati con il Portoro è cresciuta gradualmente. I primi utilizzi del Portoro risalgono alle ville imperiali romane e probabilmente al tempio di Venere che sovrasta proprio il Golfo della Spezia, sopra il quale è stata poi edificata la chiesa di San Pietro.
Anche nell’antica colonia romana di Luni, che si estendeva nei territori oggi compresi nella provincia di La Spezia al confine con Carrara, vi fu presumibilmente un utilizzo del Portoro, dal momento che ne sono presenti testimonianze, come ad esempio nelle mura perimetrali dell’anfiteatro della città.
Durante il regno di Cosimo I de’ Medici ci fu un grande impulso alla ricerca e all’estrazione di marmi policromi come il Giallo Siena, le Brecce Medicee e il Portoro. Se ne trovano vari esempi in Italia ed Europa, anche nel periodo Barocco.
A Roma fu usato per gli interni di varie chiese come per esempio San Pietro in Vincoli, San Silvestro in Capite, San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano, San Lorenzo fuori le mura.
All’inizio del XIX secolo si sviluppò l’esportazione in Europa, dapprima verso Francia, Belgio e Svizzera per abbellire palazzi e castelli come quelli di Versailles, Marly e Compiegne, successivamente fino agli Stati Uniti d’America: la grande sala di proiezione della Paramount è completamente rivestita del cosiddetto “Black and Gold Marble“, come viene spesso chiamato il marmo Portoro nei paesi anglofoni.
Fonte di alcune foto: James St. John, Roll Stone e Vengomatto, da Flickr e Wikipedia, con licenza CC BY 2.0, CC BY-SA 2.0 e CC BY-SA 3.0
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